narrativa
Un libro a due voci, quella di Francesca e di Lucia - Guenda e Guenda - e una sola scrittura, quella dell’autrice Lucia Ravera. Un dialogo in cui l’Io e il Tu si fondono nelle parole e nei pensieri di due amiche-sorelle.
Io, Guenda e il Gene matto (il gene CDH1) è la storia di una ragazza che è diventata donna, nonostante la malattia. È il racconto di un viaggio forte di dolore, rabbia, disperazione, ma soprattutto meraviglioso e ricco di incontri, di volti, di luoghi, di profumi, di sapori, di rinnovate epifanie. È una dichiarazione d’amore verso la vita, un appello dedicato a quanti non colgono la bellezza del qui e ora, a chi si perde tra le tetre digressioni della notte invece di divorare la sublime sostanza della luce.
È la testimonianza di fiducia, fede e speranza che Francesca vuole trasmettere a tutte le persone che attraversano la via crucis della malattia.
È una preghiera, infine, di gratitudine nei confronti di questo straordinario e struggente creato.
di Paolo Massobrio
È un inno alla vita questo libro che Lucia Ravera dedica all’amica di sempre, Francesca Settimi.
Non ci troviamo di fronte a una biografia, anche se esiste una linea temporale, che ci consente di leggere ogni capitolo come un momento a sé o come tappa di un percorso, in cui la svolta avviene un giorno, all’improvviso, in un ospedale. Qui Francesca si sottopone negli anni a 25 interventi, per debellare il cancro che la invade a causa della rarissima mutazione genetica della quale è portatrice (il gene matto!). E quando tutto porterebbe alla rassegnazione, ecco che esplode urgente l’impeto della resilienza. Francesca ritrova in sé una forza inaspettata e il cibo rappresenta il trait d’union, il principio della sua rivincita.
Così, parallelamente alle corsie della degenza, prendono forma le lezioni alla Scuola di Arte Culinaria Cordon Bleu, l’organizzazione della propria scuola di cucina, le cooking class agli stranieri che arrivano da tutto il mondo per imparare il cibo nella casa di Colazza, dove ha aperto Cook on the Lakes (da cui l’appendice con 24 ricette che raccontano momenti indelebili della sua storia). Nel giardino, Francesca ha ricavato un ampio spazio in cui si diletta a coltivare l’orto secondo la teoria sinergica che legge la natura e la lascia libera di creare le proprie resistenze e il proprio percorso.
Il finale di questa testimonianza letteraria, a tratti poetica, è una rivelazione che ci stringe nella commozione della scoperta di un mistero infinito.
Lucia Ravera, copywriter, giornalista, responsabile di uffici stampa per Enti Pubblici, alterna la sua attività dedicata alla scrittura alla professione di docente presso un carcere milanese. Nel 2008 pubblica con l’Editore Mursia il suo primo romanzo, La storia finisce qui. Alle autrici italiane contemporanee dedica poi un saggio in cui sfonda i tabù intorno alla letteratura femminile (Le ragazze della scrittura – Ladolfi Editore, 2012).
Per Edizioni Atelier (trimestrale di Poesia, narrativa e Teatro) scrive due saggi di critica letteraria: Il corpo della scrittura, la scrittura del corpo nella letteratura italiana contemporanea delle donne (2011) e Sulla specificità femminile della scrittura (2012).
Nel 2016 esce con il romanzo Corpo mio (Ladolfi Editore). Io, Guenda e il Gene matto è il suo ultimo libro.